SHIN-ON
Shin-on è il nome di un ideogramma giapponese che solo per approssimazione e con qualche genericità possiamo tradurre nella nostra lingua con rappresentazione visiva della sonorità , musica che diventa pittura, o qualcosa del genere. Shuhei Matsuyama è un artista giapponese poco più che cinquantenne che ha scelto l’ Italia come patria. Dall’ Italia, moltiplicando successi e riconoscimenti in Europa e negli Stani Uniti oltre che nel suo paese natale, egli ha conquistato e messo in figura attraverso un graduale processo di approfondimento e di affinamento, la percezione del mondo visibile come melodioso tumulto, vasto brusio di suoni che hanno, nelle immagini, le loro equivalenze.
C’ è, al fondo della sua arte, un atteggiamento che direi “ animistico “, di religioso ascolto, di sospeso stupore, di fronte al miracolo del vero visibile. E’ una radice esistenziale e filosofica che la patria nipponica ci aiuta a spiegare, così come è facile, per chi appena conosce l’ Oriente della sublimazione ideogrammatica e del minimalismo poetico, riconoscere, nei raffinati grafismi, nelle composizioni cromatiche melodiose e rigorose, le radici della cultura di origine. E tuttavia, in Shuhei Matsuyama c’è molto di altro. C’è la Modernità con l’ informale, con l’ astrattismo lirico, c’è l’ introspezione filosofica di chi si interroga, nella terra desolata, sulla persistenza dei valori poetici. C’ è anche la comprensione e la rielaborazione in forme originali della tradizione classica italiana: proporzione, equilibrio, ordine. Come in Fontana, come in Burri. E tutto ciò è ben comprensibile in un artista che si è formato all’ Accademia di Belle Arti di Perugia e quindi ha assorbito, per osmosi, Piero della Francesca e Perugino, la bellezza del Rinascimento nelle forme della città, nella misura del paesaggio.
Fra le felici emulsioni di culture che il nostro tempo sollecita e favorisce Shuhei Matsuyama rappresenta, ai nostri giorni, quella forse più felice. Rendere testimonianza a questa bella e poetica avventura, a Firenze nella primavera del 2005, è per tutti noi motivo di orgoglio e di speciale soddisfazione.

di Antonio Paolucci

Soprintendente del Polo Musicale Fiorentino