SHUHEI MATSUYAMA
Matsuyama è un pittore di origine giapponese che vive da tempo in Italia. Ha già fornito numerose prove di un suo mondo che insensibilmente si evolve, si rinnova, si apre sempre a nuove sensazioni ed esperienze, rimanendo fondamentalmente fedele a una concezione, come dire, “panica” dell’ambiente. Non affronta il figurativo, ma si scorgono ovunque echi e impronte del naturale, del biologico; l’animato e l’inanimato si richiamano continuamente nel medium di un pulviscolo, a volte policromo, a volte monocromo. Le sue stesure vibrano di un interno continuo fremito vitale.
In quest’atmosfera da moti molecolari browniani entrano, da protagonisti, elementi decisi: una linea, orizzontale o verticale, a volte indicata solo da un diverso svariare del colore, a volte vistosamente segnata da un rilievo, una cresta, un protrudere come in un plastico ove si indica una catena di rilievi montani. Il risultato è una ripartizione che accenna, indica, sottolinea o chiaramente invoca, a seconda del caso, una delle fondamentali caratteristiche del biologico, ma anche dell’inanimato e comunque dell’ordine universale: la simmetria.
In questo ordine, si parla correntemente di “universi paralleli”, di “materia e antimateria”, della “sostanza mancante”. Queste sconvolgenti ipotesi, che hanno implicazioni scientifiche e filosofiche ad un tempo, vengono avvertite da artisti, come Matsuyama, che possiedono antenne sensibilissime.
E in questo ordine domina una costante struttura simmetrica che, nell’attuarsi epifanico, presenta un’imperfezione, una mancanza, un’irregolarità, a configurare una simmetria “asimmetrica”.
Come il volto o il corpo biologico presentano un’indiscutibile simmetria, ma non l’esatta riproduzione speculare delle due parti, così nei quadri di Matsuyama, attento ad echi che provengono da esperienze visive, non riproduce mai specularmente la ripartizione binaria delle sue visioni, ma ne avverte le fondamentali consonanze, con echi musicali, a volte attutiti o distorti o svariati, come in una grande strumentazione musicale.

Nelle ultime opere certe formazioni a losanga allungate fanno pensare o a ferite con grumi di un cupo rosso sanguigno, o a intimità biologiche, o a crepe di un manto minerale che rivela affioranti masse magmatiche scarlatte o dorate. Gli elementi, comunque, binari si dispongono sempre per alludere a una conformazione simmetrica variamente orientata.

Sono già stati segnalati ,da chi si è interessato finora all’opera di Matsuyama, gli echi orientali, gli influssi di quelle filosofie, la specifica adesione alla natura, la commistione di differenti sensibilità, la visiva e la musicale, l’importanza del medium con le sovrapposizioni di specialissime carte per dare ai fondi, il significato di una vibrante texture, come contesto indispensabile al significato complessivo del quadro, e anche gli echi di esperienze che provengono da questa parte del mondo in cui vive.
Tutto questo esiste, e continua ad animare le sue incantate immagini, fatte di luce, di nuances squisite, ma anche di decisi interventi conturbanti e polisemici.

di Domizio Mori
Giugno 1999